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al testo proposto da Pietro Menditto
CILIEGIA ROSSA SU PIASTRELLE BIANCHE
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Non è difficile spiegare il successo di critica e di lettori che ha imposto Maram al-Masri all’attenzione della comunità poetica internazionale. Quella della giovane autrice siriana è una poesia secca e vibrante come una sciabolata ma piena di passione e dolcezza, che esplora l’universo femminile e il suo rapporto con sé e con l’altro sesso senza fronzoli e senza sconti. Ciliegia rossa su piastrelle bianche, tradotto già in francese, inglese, spagnolo e còrso con riscontri straordinari di vendita trattandosi di un libro di poesia, non è una raccolta di versi eterogenei, bensì una sorta di psicodramma a episodi o, da un’altra angolazione, una serie di pagine strappate a un diario intimo. In queste schegge di quotidianità abita un’angoscia esistenziale fatta di solitudine, di disperazione, ma anche di desiderio, di passione, resa ancora più vivida da una scrittura piana e dove le parole anche più semplici sono organizzate in modo tale da divenire esplosive in ironia e disincanto:
Che sciocchezza! il mio cuore ogni volta che sente bussare apre.
oppure
Bussano. Chi sarà? Nascondo la polvere della mia solitudine sotto il tappeto, aggiusto il mio sorriso, ed apro.
Altrove si sente forte uno spaesamento sia geografico che di rapporti con gli altri, dove si riconoscono i nostri uguali:
Uno estraneo mi guarda, uno estraneo mi parla, sorrido ad uno estraneo, parlo ad uno estraneo, un estraneo m’ascolta, davanti alle sue pene pulite e bianche piango, sulla solitudine che unisce gli stranieri.
Il grande poeta arabo Adonis ha detto che “Maram al-Masri riesce a dare forma linguistica alla sua femminilità” e, in effetti, chi ha avuto la fortuna di assistere alle sue letture in pubblico ha potuto rendersi conto che Maram è la sua poesia. La stessa disperazione dolce, che scivola sul lettore dalla pagina scritta la si ritrova nella maniera con la quale porge i propri versi recitandoli dal vivo, con una sorta di sussurri urlati che confermano irresistibilmente tutti gli ossimori di cui è permeata la sua poetica. Un altro importante poeta arabo come Nazih Abu Affach ha creduto di percepire in Maram al-Masri la vena di un’Emily Dickinson, e non è certamente un paragone irriverente. Nella sua apparente semplicità nel descrivere la solitudine, nel grido soffocato della donna che aspetta tutto dall’uomo amato, l’autrice siriana può essere accostata anche ad Alfonsina Storni oppure all’ironia di Mina Loy o ancora alla passione tragica di Anne Sexton. Questi sono soltanto dei punti di riferimento per tentare di descrivere meglio la forza espressiva e la tensione erotica della poesia della poeta di Lattakia, resa in tutta la sua fulminea dinamica da versi come
Ho deciso di venirne a capo e di premere tra le dita questo foruncolo, che palpita in un angolo del mio petto.
Sarebbe tuttavia riduttivo pensare che questa raccolta di poesie sia soltanto un’analisi intima della condizione femminile. In alcuni versi si tracciano istantanee dell’altro, dell’essere amato, che diventano identikit spietati e nei quali molti uomini si riconosceranno certamente:
Ha due donne, una dorme nel suo letto l’altra dorme in quello del suo sogno.
Ha due donne che l’amano, una invecchia vicino a lui, l’altra gli offre la sua gioventù e svanisce.
Ha due donne, una nel cuore della sua casa un’altra nella casa del suo cuore.
Ciliegia rossa su piastrelle bianche rievoca anche nel titolo la traccia lasciata da una passione sempre pulsante anche quando è attorniata dal nulla, fa subito pensare a una traccia di rossetto, a una goccia di sangue che cade lenta da un cuore trafitto. Anche in questa scelta la grazia e la sintesi si sono date appuntamento nella mano di Maram al-Masri.